mercoledì 7 novembre 2007

Bertrand Russell critica il principio di autorità

Bertrand Russell (1872 - 1970), filosofo e matematico inglese, mosse una forte critica al principio di autorità.
In questi passaggi egli affonda il suo attacco chiamando in causa Aristotele (384 - 322 a.C.), che del principio di autorità fu l'inconsapevole emblema:


"Alle persone istruite di oggi risulta ovvio che i dati di fatto debbano essere accertati mediante l'osservazione e non ricorrendo ad antiche autorità. Questa, però, è una concezione del tutto moderna, che prima del XVII secolo non esisteva nemmeno. Aristotele sosteneva che le donne hanno meno denti degli uomini; pur essendosi sposato due volte, non gli venne mai in mente di verificare questa affermazione esaminando la bocca delle sue mogli. Diceva anche che i bambini saranno più sani se concepiti quando il vento soffia da Settentrione. Ne deduciamo che le due signore di Aristotele dovevano andare a guardare la banderuola segnavento tutte le sere prima di andare a letto. Afferma che un uomo che sia morso da un cane arrabbiato non impazzirà, mentre questo accadrà a qualsiasi altro animale; che il morso del toporagno è pericoloso per i cavalli, specialmente se il topo è gravido, che gli elefanti che soffrono di insonnia possono essere guariti strofinandone le spalle con sale, olio di oliva e acqua calda, e via di questo passo. Con tutto ciò, i docenti universitari di materie classiche, che non hanno mai osservato un animale ad eccezione del cane o del gatto, continuavano a lodare Aristotele per la sua fedeltà all'osservazione".


Tratto da: Bertrand Russell, L'impatto della scienza sulla società, Newton & Compton Editori
http://www.libreriauniversitaria.it/impatto-scienza-sulla-societa-ediz/libro/9788854102989?a=322783

1 commento:

Maurizio Tomasi ha detto...

Russell in realtà è stato abbastanza drastico nello scrivere che il valore dell'esperienza è stato rivalutato solo nel XVII secolo. In realtà già sant'Alberto Magno (1193-1280), patrono degli scienziati, scriveva in un suo trattato di botanica:

"Non si possono fare sillogismi su certe particolari nature su cui soltanto l’esperienza può dare la certezza" (De Vegetalibus et Plantis)